Il giovane Bari, nella sua affascinante incoscienza, ama giocare la palla, contro chiunque. Logico, allora, che si industri anche e soprattutto di fronte alla Reggina, formazione complessivamente modesta e penultima forza di un campionato che si riaccende in coda ad una lunga sosta. Ma, se il campo è decisamente pesante e la manovra s’impantana presto, le difficoltà crescono vertiginosamente. Peggio: se l’avversario, alla prima occasione utile, realizza il gol da capitalizzare e poi trova sufficientemente conveniente attendere e ripartire, il match diventa maledettamente difficile. Sotto dopo appena due minuti, la formazione di Alberti e Zavettieri esprime un calcio lento, prevedibile, privo di soluzioni spendibili. La palla avanza tranquillamente sino alla trequarti: sùbito dopo, però, si perde. Fatica persino Sciaudone, uno che solitamente possiede intuizioni utili alla causa. E che, tuttavia, in mezzo al campo sembra il più indicato ad escogitare una trama: almeno sino a quando non gli viene preferito Delvecchio, tra l’indispettito dissenso che piove dalle tribune. Del resto, Romizi appare un po’ a disagio. E, oltre tutto, difetta anche lo storico apporto, sule corsie laterali, di Sabelli, Calderoni e dello stesso Fedato, che appare e scompare. Il Bari, spesso, è impacciato. Cambia gioco appena può e appena deva, ma senza saltare lo sbarramento reggino. I ritmi bassi e qualche imperfezione non l’aiutano. I tecnici invertono le posizioni di Fedato e Galano (che, peraltro, vanifica la possibilità più allettante di pareggiare, da pochi passi), ma il problema di fondo persiste: gli spazi si restringono puntualmente e smarcarsi, davanti, è un’autentica impresa. Eppure, la situazione potrebbe risolversi, malgrado tutto. Contatto in piena area, penalty: dal dischetto, però, il discontinuo Defendi si fa neutralizzare il pallone del pari da Pigliacelli, guardasigilli calabrese. La partita continua, facendo spazio, poco più tardi, ad un 4-2-4 che assalta la Reggina, ma senza scavalcarla. Il Bari, peraltro, finisce in nove: fallendo l’appuntamento con la serenità. Rimane, cioè, la classifica scomoda. E la sensazione di aver sprecato un bonus niente male.
domenica 26 gennaio 2014
Bari, bonus sprecato
Il giovane Bari, nella sua affascinante incoscienza, ama giocare la palla, contro chiunque. Logico, allora, che si industri anche e soprattutto di fronte alla Reggina, formazione complessivamente modesta e penultima forza di un campionato che si riaccende in coda ad una lunga sosta. Ma, se il campo è decisamente pesante e la manovra s’impantana presto, le difficoltà crescono vertiginosamente. Peggio: se l’avversario, alla prima occasione utile, realizza il gol da capitalizzare e poi trova sufficientemente conveniente attendere e ripartire, il match diventa maledettamente difficile. Sotto dopo appena due minuti, la formazione di Alberti e Zavettieri esprime un calcio lento, prevedibile, privo di soluzioni spendibili. La palla avanza tranquillamente sino alla trequarti: sùbito dopo, però, si perde. Fatica persino Sciaudone, uno che solitamente possiede intuizioni utili alla causa. E che, tuttavia, in mezzo al campo sembra il più indicato ad escogitare una trama: almeno sino a quando non gli viene preferito Delvecchio, tra l’indispettito dissenso che piove dalle tribune. Del resto, Romizi appare un po’ a disagio. E, oltre tutto, difetta anche lo storico apporto, sule corsie laterali, di Sabelli, Calderoni e dello stesso Fedato, che appare e scompare. Il Bari, spesso, è impacciato. Cambia gioco appena può e appena deva, ma senza saltare lo sbarramento reggino. I ritmi bassi e qualche imperfezione non l’aiutano. I tecnici invertono le posizioni di Fedato e Galano (che, peraltro, vanifica la possibilità più allettante di pareggiare, da pochi passi), ma il problema di fondo persiste: gli spazi si restringono puntualmente e smarcarsi, davanti, è un’autentica impresa. Eppure, la situazione potrebbe risolversi, malgrado tutto. Contatto in piena area, penalty: dal dischetto, però, il discontinuo Defendi si fa neutralizzare il pallone del pari da Pigliacelli, guardasigilli calabrese. La partita continua, facendo spazio, poco più tardi, ad un 4-2-4 che assalta la Reggina, ma senza scavalcarla. Il Bari, peraltro, finisce in nove: fallendo l’appuntamento con la serenità. Rimane, cioè, la classifica scomoda. E la sensazione di aver sprecato un bonus niente male.