Difficile che Ninì Flora
nasconda quello che intimamente pensa. Il presidente coltiva una convinzione:
quella di aver allestito, tra dicembre e gennaio, uno degli organici più affidabile e
completi del girone H della quinta serie. Modificando, in corso d’opera, il
frutto delle operazioni gestite da Palomba e Carbonella, lontani dal Brindisi
ormai da un po’. Questa squadra, sostiene, deve imporsi. O, comunque,
battagliare al fianco delle concorrenti più titolate sino all’ultimo minuto
dell’ultima giornata. Senza inciampare rovinosamente negli ostacoli del
cammino. Anche se uno di questi ostacoli si chiama Matera, formazione in cerca
di un’identità definitiva e, tuttavia, sempre fastidiosa in quelli che vengono
definiti scontri diretti: dove, cioè, talvolta si abbandonano le posizioni e si
tenta contemporaneamente il colpo, la giocata e lo sviluppo della fase di
possesso. La sconfitta di domenica, peraltro, fa rumore: per l’espressione
numerica (tre a zero per i lucani, score
insindacabile) e per le situazioni che la determinano. Che bypassano anche il dato dell’avvenuta inferiorità numerica: senza
dubbio vincolante, nelle pieghe del match. Scatenando la stizza del massimo
dirigente. Le contromisure, allora, diventano devastanti: almeno per Totò
Ciullo, tecnico tenacemente confermato in estate ed esautorato ancora prima di
febbraio. Il tecnico di Taurisano è liquidato in meno di dodici ore: è
sufficiente un summit societario,
quello di domenica sera. Sicuramente influenzato, però, dell’allontanamento
graduale di Flora dalle idee dell’allenatore: un allontanamento palesato anche
pubblicamente, davanti ai microfoni e alla telecamere. E, ammette qualcuno,
pure dalle scelte tattiche del coach: che, questa è l’accusa, non avrebbe
offerto continuità ad un unico modulo di riferimento. Finendo, così, per
disorientare la squadra. Motivazioni di fondo a parte (a proposito: non
capiremo mai se evolversi tatticamente è una risorsa oppure no), sono sempre e
comunque i cattivi risultati a condannare il responsabile tecnico: nel caso
specifico, troppo spesso incensato per la bontà e lo spessore della manovra del
Brindisi e, dunque, ritenuto inattaccabile. Senza Ciullo, intanto, si apre un
nuovo capitolo. C’è già il suo sostituto, da ieri: si tratta di Marcello
Chiricallo, personaggio a cui non difetta l’esperienza. Ma allenatore che,
notoriamente, insegue un’idea di calcio totalmente diversa da quella del suo
predecessore. La manovra di Ciullo amava nascere nelle retrovie e si nutriva
anche e soprattutto della spinta consegnata dagli esterni. Quella di Chiricallo
è più immediata e concreta, diciamo anche più pragmatica, votata alle
verticalizzazioni che vorrebbero raggiungere il terminale offensivo. Cambiando
gestore, il Brindisi dovrà perciò mutare anche atteggiamenti e stile:
operazione che, a questo punto della stagione, in piena corsa per la
promozione, presuppone pure qualche rischio. E, ovviamente, il pericolo di
qualche esitazione suppletiva.