giovedì 23 gennaio 2014

Barletta, serve chiarezza


Tre mesi, o quasi, di navigazione piatta. Nessun sussulto, nessuna decompressione insanabile. Il Barletta, oggi, è esattamente dov’era alla fine di  ottobre, nelle retrovie di un campionato dove si lotta esclusivamente per apparire, in ottica serie B. E non per tutelare la categoria. Quella è già garantita, comunque vada. Anche per questo motivo (e ci mancherebbe, aggiungiamo), la polemica popolare si è un po’ raffreddata, decomposta. Non resta, cioè, che attendere la prossima stagione e ragionare in prospettiva: un’operazione semplice, che avrebbe dovuto assolutamente essere attuale pure l’estate scorsa. E, nei fatti, ingiustamente dimenticata per inseguire sogni irrealizzabili, eterei. Durati, ovviamente, pochi giorni: quelli utili a capire che non era il caso abbandonarsi alle fantasie. Certo, da allora ad oggi l’organico a disposizione di Nevio Orlandi si è pure rigenerato: via qualche pezzo un po’ più pregiato (ad esempio, Picci, che ha preferito guadagnare bene in D, a Matera, mentre Allegretti sta per salutare), più spazio ai progetti rampanti dei giovani che potranno costituire la spina dorsale della squadra di domani (facile pensare, soprattutto, a Daniele Guglielmi, un ’98 che ha già collezionato due gettoni in terza serie e che, peraltro, sembra piacere alla Juve). Eppure, va sottolineato un concetto: nonostante quella che poteva apparire una sostanziale smobilitazione, le prestazioni e il rendimento complessivo non sono affatto peggiorati. Anzi: il Barletta sembra aver persino proposto qualcosa in più, ultimamente. Sul piano della continuità e della vivacità. Riscuotendo, oltre tutto, qualche punto accattivante, come quello di domenica scorsa, realizzato sul campo del quadrato e ancora ambizioso Prato. Un punto che non cambia il corso della storia, né il senso del torneo. Ma che, in definitiva, spruzza sul gruppo e sull’ambiente un po’ di umore lieve e qualche argomento di serena conversazione. Quello che è, sin qui, mancato. E che, forse, avrebbe frenato l’avvilito e irritato presidente Tatò. Che, peraltro, fluttua ancora tra il disimpegno formalizzato da mesi e un ancora possibile ripensamento. Due condizioni contrastanti entro le quali, pare di capire, si consumeranno anche i prossimi mesi. Utilissimi, di regola, per reimpostare il lavoro e organizzare il futuro. E, invece, accerchiati dalla minaccia delle ambiguità.