Nuovo anno, risultato vecchio. Il Grottaglie cambia nomi,
caratteristiche, impostazioni. Recupera tonicità, energie più spendibili, idee
e motivazioni. Il problema, però, è quello di sempre: e la classifica è ancora
ferma, anche dopo il derby di Brindisi (due a uno, condito da un penalty abbastanza
contestato, che poi determina anche l’inferiorità numerica, per l’espulsione di
Papa). Eppure coach Pettinicchio, sulla panca da oltre un mese, sta lavorando
con intensità e pazienza. Possiamo testimoniarlo. E anche il materiale a sua
disposizione è assolutamente lievitato, sotto il profilo della qualità e della
credibilità: gente come Fumai, De Toma, El Kamch e Albano può e deve contribuire
seriamente ad alzare la barra della speranza. La manovra ha guadagnato in
fluidità: anche perché la corporatura del collettivo è, adesso, più robusta. E
più consapevole. La società si è sforzata di accrescere lo spessore della
squadra: e chiunque – tecnici, protagonisti del campo e tifoseria, passando
anche per la frangia dei supporters
tradizionalmente più critica – ne ha puntualmente preso atto. Con
soddisfazione: che si trasforma in morale alto.
Ma, evidentemente, il cammino è più sconnesso del preventivato. Primo,
perché la rincorsa è sempre dura: anche con molte più carte da giocare. Secondo,
perché il livello del campionato è tecnicamente alto, nelle retrovie della
graduatoria. Terzo, perché il Grottaglie deve ancora saccheggiare il baule
della malizia, della furbizia e della scaltrezza. Quarto, perché il tempo per
riorganizzarsi non basta mai: e il lavoro chiede settimane intere. Quinto,
perché ormai non c’è domenica in cui l’Ars et Labor finisce la gara in undici.
E successo praticamente sempre, negli ultimi tempi: e anche queste sono
situazioni che, alla lunga, si pagano. A Brindisi, ieri, dopo Papa, cartellino
rosso pure per Prete. E, al di là di ogni singola valutazione, il dato si è
fatto preoccupante. Tanto da agitare Giacomo Pettinicchio: che, a microfoni
aperti, ha ponderatamente lanciato un messaggio ai naviganti: «Il Grottaglie non retrocederà». Chi pensa il contrario, cioè, se
ne faccia una ragione. Chiaro, pulito. Chi deve capire, capisca. Certo: le
forze occulte, se davvero ci sono, non si sciolgono sotto il peso delle parole,
figuriamoci. Però, il tecnico sa che, molto spesso, alzare la voce non fa male.
Anzi. E che il messaggio può essere interpretato in tanti modi. E da bersagli
diversi. Anche dalla sua stessa squadra, ad esempio. Il mercato è finito, le
forze in campo sono queste. E non si può più scherzare.