giovedì 22 novembre 2007

Brindisi, tutto da rifare

Una classifica scomoda, ma creduta diversa. Agitazioni sotterranee, passate (con Giugno, ex trainer) e - si dice - ancora presenti. Un mercato di riparazione ostico e incompleto. Contestazioni crescenti di un ambiente sfiduciato, all'operato e alle persone. Attacchi frontali, talvolta ignoti. Scarsa collaborazione degli imprenditori brindisini e, più in generale, della città: amministratori pubblici compresi. Problemi strutturali: il "Brin" è la stadio che conosciamo. Sono i punti su cui si fondano le dimissioni dei frateli Barretta, che hanno sin qui gestito il Brindisi. Dietro, intanto, si agitano gli errori di certe scelte e anche la rincorsa alle esigenze della tifoseria. Che sono, magari, legittime (il blasone è il blasone), ma anche fuorvianti. Perchè non consentino di programmare. Programmare veramente. Al di là delle dichiarazioni di convenienza. Dal caos esce una società senza guida. Che è, più o meno, la stessa storia che si sviluppa a Martina (il presidente Cassano, irritato, è dimisionario da ieri). Mentre a Taranto, venti di guerra diversi fanno ponderare Blasi. Di fatto, una fetta di Puglia vive la sua crisi. L'ennesima, puntuale. Ciclicamente, accade. E, ciclicamente, il calcio si ritrova azzerato. O quasi. Solo un caso?