lunedì 26 novembre 2007

Parlarne sempre. E sempre bene

Parlarne sempre. E sempre bene. E' il sogno. O, meglio, la pretesa: di chi gestisce o dirige un club. Non sempre per fini squisitamente sportivi. O, comunque, non soltanto. Oppure, di chi dirige dalla panchina una squadra. O di chi, sul campo, è protagonista diretto. Una pretesa: anche delle tifoserie. Quando tutto va come deve andare. Altrimenti, la stampa è utile (anzi, deve esserlo) per combattere la società, l'allenatore o la squadra. Una pretesa: certe volte persino di certa stampa, quella sempre allineata, sempre schierata e coperta. E' successo, succederà. A Casarano (Eccellenza pugliese), prima del derby con il Maglie, un giornalista è invitato ad abbandonare il suo posto. Ha lasciato parlare i tifosi, che hanno sparato sulla società. E la società, stizzita, ha replicato. Storie di ordinario calcio. Prima, è successo un po' ovunque, figuriamoci. E, domani, sarà lo stesso. Perchè, nell'immaginario collettivo, la stampa deve coprire, collaborare, venire incontro. Remare con il gruppo. Dimenticando che piuttosto, il suo compito è informare. Magari, con professionalità: cosa che accade sempre più raramente, è vero. Ma questo è un altro discorso. Informare, già: cioè, remare contro qualcuno. L'equazione è pronta.