sabato 28 agosto 2010

Bari, dove la tessera è un piacere

Dati impietosi. E scollamento previsto. La tessera del tifoso non entra nell’immaginario collettivo della gente che varca i cancelli di uno stadio. Scavando un nuovo fossato tra la base (i clienti del pallone) e i vertici della piramide. Anche perché, così com’è, la novità non garantisce la certezza del viaggio, cioè della trasferta: esattamente il contrario di quanto era stato ipotizzato. Rimanendo, di fatto, un agglomerato di svantaggi. E uno strumento di schedatura. La tessera non passa e, di conseguenza, cala il contingente degli abbonati: perché, è giusto ricordarlo, essere abbonati significa essere prima tesserati. Ovunque. Non c’entra la categoria. Né l’area geografica. Dalla serie A alla C2. Dal Piemonte alla Sicilia. Anzi, quasi ovunque: perché, in realtà, resiste un’eccezione. E l’eccezione è Bari. Dove il numero degli abbonati, in riferimento alla stagione passata, è lievitato. Sensibilmente, pure. Controtendenza da euforia, potremmo dire. Proprio perché, in riva all’Adriatico, la voglia di Bari – di questo nuovo Bari – è palpabile. Palpabilissima. Merito della squadra che, ultimamente, ha fatto innamorare nuovamente la sua folla. E merito di una programmazione che la tifoseria sembra aver accettato incondizionatamente. Non c’è implicazione alcuna. E non ci sono attentati ai diritti di ciascun individuo che reggano: la voglia di Bari sembra più forte di tutto. Anche dell’orgoglio di sentirsi un po’ più liberi.