venerdì 15 aprile 2011

Andria, lo stato di emergenza resta

Lo stato di emergenza resta. Anche se il semplice punto piovuto dall’ultimo match (uno a uno con l’Atletico Roma, in casa) restituisce appena un po’ di buon umore e, complessivamente, soddisfa l’ambiente. Innanzi tutto perché l’Andria trova il pari a novantesimo già scaduto, completando una rincorsa cominciata già alla fine del primo tempo. Poi perché la formazione di Degli Schiavi e Quaranta deve combattere prima in dieci e, nell’ultimo quarto d’ora di gioco, persino in nove (prima si fa espellere Sibilano, dopo Del Core). E, infine, perché la striscia nera di cinque sconfitte di fila è finalmente interrotta. La classifica, ovviamente, non cambia. Né si riducono le apprensioni. La squadra naviga ancora nei suoi problemi, nei suoi timori. Mentre gli avversari diretti alla salvezza continuano a fare spesso punti. Inoltre, nell’atmosfera, c’è qualcosa che non quadra. Ultimi esempi: Caturano, appena due settimane fa, si è svincolato. E ieri un altro attaccante (Cozzolino) lo ha seguito. Due pedine in meno su cui contare nel rush finale. Due pedine che, probabilmente (anzi, sicuramente) hanno offerto poco alla causa. O, comunque, molto meno di quanto ci si attendesse. Il dettaglio, tuttavia, lascia riflettere. Non è tanto la perdita tecnica che impressiona (quella numerica, magari, sì): ma quella vaga impressione di scollamento che si agita nell’aria.