martedì 5 aprile 2011

Foggia, un passo indietro

Qualche speranza si sfarina a Siracusa. Lo stop del Foggia, nel recupero di domenica, non è una fermata qualunque. Ma spiega ancora una volta quanto la formazione di Zeman riesca a sperperare nelle occasioni che contano. La prova di maturità, in pratica, fallisce in Sicilia: dove non affogano tutte le ambizioni, ma si rimateliazzano i quesiti di un tempo. Sau e soci franano: e non solo per le condizioni del tappeto erboso. L’approccio alla gara, evidentemente, è difettoso. Il gruppo dimostra di soffrire le partite in cui non si può e non si deve sbagliare. C’è poca lucidità, sul campo. E la situazione peggiora a lavori in corso. Pensa poco, il Foggia: e si fa attirare dalle palle lunghe. Che, quasi sempre, non portano vantaggi. Difetta la circolazione di palla e anche una manovra più larga. Nella ripresa, si vede qualcosa di più: ma è proprio allora che gli aretusei passano, riconquistando la sesta piazza. Cioè, raggiungendo in classifica i ragazzi del boemo. Il rovesco, è indubbio, lascia un po’ di segni. E trascina pure polemiche. Sbottano i giocatori, sbotta Zeman, sbotta la società. Il bersaglio è unico: il direttore di gara, il vicentino Barbiero, avrebbe apostrofato e intimidito la squadra. Sarebbero schizzate persino alcune bestemmie: alle quali, tradizionalmente, un veneto rinuncia difficilmente. Il Foggia ha già chiesto ai vertici arbitrali di intervenire pesantemente, chiedendo la radiazione dai ruoli del fischietto berico. Mai tenero, anche in passato, nei confronti di una squadra irritata. Che però, al di là degli arbitraggi, continua puntualmente a disfare quello che riesce a costruire nel tempo. Materiale sufficiente per potersene pentire, alla chiusura dei conti.