lunedì 18 aprile 2011

Brindisi, ultimi giorni?

Il campionato di C2 si trascina stancamente. E inutilmente: per tutti o quasi. Si battaglia, in realtà, solo per la promozione: di prima o di seconda battuta. Sotto, con il Catanzario già retrocesso, si gioca per esclusivo obbligo. Pensando al domani. Che il Brindisi teme sempre più, giorno dopo giorno. A stagione ormai praticamente archiviata, non fa notizia la nuova caduta al Brin, questa volta di fronte all’ambizioso Milazzo. Nè il dato complessivo: terz’ultimo posto in classifica, tredicesima sconfitta, sesto insuccesso interno. Preoccupa, piuttosto, quello che sarà. La società si è sbriciolata. Il ritiro, prima delle trasferte, non è più garantito (domenica scorsa, la comitiva si è mossa all’alba per raggiungere nel primo pomeriggio Catanzaro). E chi gioca, da ora in poi, diserterà gli allenamenti. Rientrando nelle proprie zone di residenza dopo aver consumato l’impegno settimanale: del resto, tecnico e giocatori sono stati sfrattati dai propri appartamenti. Inutile, allora, sommare nuove spese, a questo punto inutili. A fronte del disinteresse (o dell’impotenza) dell’imprenditoria locale, il fallimento (un nuovo fallimento: il terzo della storia recente) sembra assicurato. Con la diretta conseguenza della perdita del titolo sportivo: l’unica dote rimasta al club di via De’ Terribile. Anche la gente, abbastanza comprensibilmente, ha abbandonato la squadra. E non è neppure detto che il torneo venga onorato sino in fondo: per esempio, al prossimo giro, il calendario propone la trasferta di Latina. Che sottintende una spesa e, comunque, la presenza fisica di un organigramma societario, oggi invisibile. Qualcuno, però, non si arrende: la tifoseria organizzata sta promuovendo un corteo che si prefigge di sensibilizzare la città. Iniziativa lodevole, ma anche già utilizzata, in passato. Con scarsi, scarsissimi riscontri. Non basterà, probabilmente. Come non basterà ripartire, a luglio, dall’Eccellenza (bene che vada). Perché poi, la storia insegna, Brindisi non riesce mai a difendere il professionismo conquistato: soprattutto con rapide e costose scalate.