martedì 3 maggio 2011

Foggia, caduta fatale

L’ultima caduta del Foggia semplifica tutto: a due giornate dal traguardo della regular-season, l’accesso ai playoff è già blindato da Benevento, Atletico Roma, Juve Stabia e Taranto. Che, pur pareggiando in casa propria con il Siracusa, ottiene quel che cercava. La formazione del boemo, dunque, si scrolla il pensiero di dover inseguire. E di dover necessariamente far suo il derby imminente, proprio con gli jonici. Eppure, domenica a Benevento, gira bene per un’ora: vantaggio doppio (zero a due, poi uno a tre), sembra l’impresa del giorno. Negli ultimi ventidue minuti, però, Sau e compagni sprecano tutto: i sanniti, in inferiorità numerica, corrono, stringono e asssaltano. Spunta, al novantesimo, un quattro a tre: fine della storia. Ovviamente, i commenti del lunedì non sono troppo teneri. Il film è quello già visto troppe. E la spigliatezza del Foggia è archiviata come ingenuità, strafottenza o supponenza. Zeman non se la sfanga: il modulo sfrontato diventa, ancora una volta, la causa del male. Che si chiama discontinuità. Ovvero, inaffidabilità. La critica infierisce: dimenticando, però, che probabilmente è proprio la mentalità accessivamente aperta del collettivo il vero motore di un campionato vissuto al di là delle attese e, chissà, anche delle reali possibilità di una squadra nata per costruire un ciclo. E non per vincere sùbito. La controprova, ovviamente, non esiste. Ma un’opinione, almeno, vale l’altra. Non è un’opinione, magari, la ruvidezza di certe decisioni arbitrali a cui, piaccia o no, il Foggia si è aggrappato nel corso della stagione e si aggrappa ancora, a playoff sfumati. Che, semmai, sposterebbero l’immaginaria lancetta del gradimento verso le posizioni del della società e del tecnico. Accusato, anche nei salotti televisivi, di aver allestito una formazione esageratamente giovane, quindi inesperta. Difficile pensare, tuttavia, che proprio il coach abbia alzato il veto, in estate, sull’arrivo in Capitanata di due o tre elementi di maggior personalità, nei punti nevralgici del campo. Che avrebbero innervato l’organico, senza nulla sottrarre al progetto. Diciamo piuttosto che il progetto è nato così, tra le scrivanie del club. Con molto buon senso, aggiungiamo. E che il boemo, attratto dalla situazione, ha acconsentito. E’ un altro punto vista: che valuta ancora di più il cammino del Foggia in questo torneo e che rende giustizia a Zeman, Pavone e Casillo.