mercoledì 4 maggio 2011

Il Lecce si sgonfia

La verità: il Lecce, a Verona, in novanta minuti più delicati di altri, si imborghesisce e si affloscia. Perdendo una partita insipida, destinata al pareggio. E sgretolando molte speranze di salvezza. Lo scontro diretto deraglia tra le esitazioni solite e un vago senso di impotenza e timore che sembra essersi impossessato improvvisamente della formazione guidata da De Canio, proprio nel suo momento migliore. Da un paio di settimane la squadra esita: contro il Chievo, scende in campo lo stesso Lecce di Genova. Così diverso da quello immediatamente precedente. L’aggravante è che il campionato si sta esaurendo: a tre turni dal traguardo, il terz’ultimo posto occupato garantisce solo rimpianti. La Sampdoria precede i salentini di un punto, il Cesena due: ma il calendario soffia contro. C’è da affrontare ancora il derby, a Bari. E la Lazio, che cerca punti buoni per la Champions League. E, per concludere, domenica prossima scende in Puglia il Napoli, terza forza nazionale con qualche altro stimolo da appagare. Vincere almeno due match su tre, dunque, diventa imprescindibile. E materia di un collettivo spavaldo, sicuro di sé, convinto, mentalmente fresco, reattivo, pronto fisicamente e anche sotto il profilo puramente nervoso. Il Lecce, è vero, ci ha già abituati a impreviste inversioni di tendenza, a rinascite inattese. E De Canio infonde ancora serenità all’ambiente. Però, le antagoniste hanno trovato vigore nuovo proprio nel rush finale. Mentre il Lecce si è sgonfiato. Senza, forse, neppure capire il perché.