lunedì 16 maggio 2011

Miracolo Lecce

La Samp si suicida in casa propria, il Lecce si aggrappa alle motivazioni e guadagna il derby di Bari. Equazione di efficacia immediata: doriani in B e salentini salvi, matematicamente. Novanta minuti prima dello stop ufficiale. Roba da non credere. La formazione di De Canio ottiene il passaporto per una nuova avventura nel campionato più prestigioso proprio al culmine del momento storico più delicato dell’intera stagione. E nulla può il suo avversario di giornata, ammaccato da una settimana difficile e da una retrocessione ormai datata, eppure smaltita assai male da una tifoseria inutilmente pressante. Il Bari di Mutti, senza Ghezzal e Rudolf (accantonati volontariamente: sotto la cenere, il fuoco arde), si oppone con dignità, ma senza risoluzione. E il Lecce può disegnarsi la gara voluta: segnando e raddoppiando, confortato dalla notizie che arrivano da Genova. Miracolo compiuto: perché salvarsi, a fronte di oltre sessanta reti incassate in una sola stagione, è un’avventura particolarmente rischiosa. Al di là di qualche bella pagina scritta qua e là nel corso dei mesi. Salvezza persino larga, facendo due conti: ma sudata. E persino ritenuta improbabile, ad un certo punto. Che premia, innanzi tutto, l’ottimismo testardo del coach, animato sino in fondo da pensieri positivi. E, più volte, in bilico tra la fiducia e l’esonero: che la società non ha voluto (o potuto) formalizzare. Ecco: molti, oggi, identificano nell’istinto di resistenza del club la chiave di lettura del risultato acquisito. Ci accodiamo: convinti della bontà del lavoro del tecnico materano. Costretto ad operare con un organico di terza fascia e difeso pure su queste colonne. Pur riconoscendo che, senza la ripida caduta della Samp nel girone di ritorno, non ci sarebbe stata storia. Con la Puglia maledettamente penalizzata non da una, ma da due retrocessioni.