mercoledì 9 novembre 2011

Bussa il Lecce formato trasferta

Ossigeno puro. La vittoria di Cesena è articolo pregiato. Pagato con il sudore (difendere il vantaggio in dieci contro undici, dopo l'espulsione rimediata da Muriel nella prima parte della ripresa, è anche motivo di orgoglio) e con l'agilità (il Lecce, soprattutto nella prima frazione di gioco, penetra nell'area avversaria, provocando apprensione). Pregiato e pure opportuno, considerata l'inabitudine ad approfitare dei match in Salento, che ormai delega le speranze di salvezza alla gestione delle trasferte. Dove, a proposito, la formazione di Di Francesco ha, sin qui, piegato due avversarie dirette nella lotta per la sopravvivenza (Bologna e, appunto, Cesena: più avanti, magari, sono dati che potrebbero contare). Ecco, Di Francesco: il tecnico, diciamolo pure, più che rafforzare la panchina, la trattiene. Attirando su di sè, all'improvviso, un carico inatteso di congratulazioni, dopo due mesi di critiche feroci e di accuse diffuse: in Italia, del resto, funziona così. Quando, cioè, l'opportunismo si impossessa dei giudizi. Giudizi globali che, tuttavia, tengono conto anche della prestazione luccicante di Morris Carrozzieri, corazziere di una difesa finalmente imbattuta che, peraltro, si era già assicurato delle simpatie, ultimamente. Confermando il punto nodale della questione, che avevamo già sviscerato. Ovvero: per ottenere il traguardo finale, il Lecce non poteva (non può) neppure lontanamente pensare di rinviare il quadramento della fase difensiva e, in particolare, l'acquisizione di una maggior disciplina negli atteggiamenti tattici della terza linea. Migliorando il rendimento nelle retrovie, la resa è automaticamente maggiore: facile. Anche se diventerebbe rischioso accontentarsi della lievitazione del reparto senza guardarsi attorno, in prospettiva mercato di riparazione. E' una richiesta precisa: la società, se possibile, risponda.