martedì 1 novembre 2011

Taranto, riflettori nemici

Altro posticipo, altra notturna. Il Taranto ci riprova a Benevento. L'approccio è interessante: pensa e preme, la gente di Dionigi, che entra sùbito nel cuore della partita. Obbligando l'avversario a presidiare, cogliendo la traversa e, immediatamente dopo, passando in vantaggio (con Guazzo). Piace la mentalità della squadra, la sua autorevolezza. Il Benevento, però, rimedia con prontezza e il match si reinventa gli equilibri. O meglio: il Taranto smarrisce un po' le geometrie e alza il pallone troppo spesso, complicando il proprio fraseggio. Tuttavia, Giorgino e compagni non cedono troppi metri, nè molte possibilità. Almeno sino al momento in cui cambia la rotta della gara (espulsione di Bremec e penalty a favore dei sanniti, che raddoppiano). Da qui alla fine, allora, è sudore, fatica, sterile possesso di palla (l'uomo in meno pesa, ma non troppo), attesa elettrica (in tutti i sensi: l'impianto di illuminazione dello stadio campano subisce un calo di tensione e la contesa si interrompe inutilmente per una ventina di minuti, senza che il problema tecnico sia stato risolto) e, infine, rabbia. Per una decisione singolare (perchè bloccare la gara? Oppure: perchè riavviarla?), per l'occasione sprecata e per la vetta del girone che si allontana, nonostante la prova difettosa della Ternana, appena ventiquattr'ore prima. Intanto, il Taranto tosto e robusto che sembrava essere tornato, alla fine, si eclissa di nuovo. Per motivi contingenti, anche e soprattutto. Perdendo, probabilmente, un altro po' di sicurezze. Eppure, guadagnando una certezza: la notte gli è nemica.