mercoledì 23 novembre 2011

Il Bari riapre le porte a Castillo

La Sampdoria, di questi tempi, fa un po' meno paura. Ma il Bari, in casa, è un'espressione senza troppi risultati felici. Il pareggio che sprizza dai novanta minuti, allora, è accettato con stile: non fosse altro perchè la gente di Torrente, sin dalla prima mezz'ora di gioco, si ritrova a rincorrere lo score, agguantato con la seconda soddisfazione personale di un difensore, Borghese (bravo sotto porta, molto meno in fase di festeggiamento: irridere un avversario della settimana precedente non giova neppure al pedigrée personale), ma anche voluto e poi difeso in inferiorità numerica (Kopunek è inutilmente e pericolosamente falloso: gesti del genere possono pregiusicare il lavoro di un'intera settimana, di un intero collettivo). Un punto non è il massimo, però mantiene oltre tutto la squadra nelle immediate vicinanze del sesto posto, una condizione che si propone di rubare spazio ad altri argomenti (la trattativa tra i Matarrese e la Meleam, che vorrebbe rilevare la società di via Torrebella, continua lentamente, in attesa di un'auspicabile evoluzione) e che si augura di soppiantare certe fibrillazioni (la crisi societaria non è affatto risolta, anche se il pericolo della seconda penalizzazione è stato temporaneamente sventato). I problemi, dunque, non mancano mai. Tra questi, poi, si inserisce l'infortunio occorso a uno degli artiglieri a disposizione del coach di Cetara, il brasiliano De Paula. Una disavventura che, peraltro, apre una nuova prospettiva per Nacho Castillo, argentino esiliato ad inizio stagione, ma regolarmente pagato. E diventato, a questo punto, quasi necessario. Il ragazzo si sta già allenando con il gruppo e sta per essere reintegrato nell'elenco dei preferiti. Sconfessando, va detto, il concetto che ne ha consigliato l'accantonamento qualche mese addietro: legato, come è noto, al processo di rinnovamento tecnico a cui la società ha sùbito creduto. Da un'altra angolazione, però, la decisione sana gli effetti un'errata valutazione: perchè, se è vero che Castillo appartiene a quella squadra retrocessa senza troppi onori in B e non si appoggia ad un grande sentimento di fiducia popolare, è anche vero che rinunciare alle prestazioni di una punta importante (almeno nel campionato di seconda serie) e, soprattutto, puntualmente retribuita ci è sempre apparsa un'idea autolesionistica e anacronistica. Ma tant'è: e poi il tempo, molto spesso, rende giustizia alla logica calpestata dalle stranezze del pallone.