giovedì 13 dicembre 2012

Andria, i complimenti non sono tutto

L'Avellino ci mette il mestiere. E qualche nome grosso. L'Andria, di contro, s'imballa quando è il momento di accelerare. O di reagire. Il risultato, in casi come questo, è scontato. E la gente di Cosco deve arrendersi. Succede davanti al pubblico di casa: e lo stop non aiuta ad emergere. Innocenti e compagni sono sempre lì,  un paio di passi sopra la linea di fuoco, cioè sei punti al di là delle tre concorrenti che chiudono la classifica (Sorrento, Barletta e Carrarese). Ma sempre nel mezzo della lotta per la sopravvivenza. Anche perchè il secondo punto di penalità, piovuto ultimamente per le inadempienze economiche della vecchia gestione, impedisce di agganciare Benevento e Catanzaro, appaiate a quota quindici. Oltre tutto, la squadra dimentica di salutare come conviene l'insediamento freschissimo di Francesco De Pasquale, il nuovo presidente. Che, tra parentesi, promette qualche nuovo ingaggio, a breve. Qualche rinforzo, peraltro, male non farà: malgrado i frequenti attestati di stima che l'Andria riceve dagli avversari, dalla critica e dalla sua stessa tifoseria, che spesso ne apprezza il coraggio o la predisposizione alla lotta (non è il caso di domenica, ovviamente: del resto, il coach, a fine gara, parla chiaramente di una prestazione al di sotto delle possibilità del gruppo). Complimenti sinceri che, però, alla lunga, rischiano di ovattare la squadra o, meglio, di impermeabilizzarla dalla realtà di un campionato che non bada troppo alla forma, prediligendo la sostanza. Anzi, di offrirle domenicalmente lo stesso alibi. L'alibi che - di solito - protegge, invece di stimolare.