mercoledì 12 dicembre 2012

Barletta, adesso è recessione piena

Il Barletta si sgretola: gli attacchi di una classifica avarissima sembrano devastanti. La gente che tifa, ormai stanca, insorge. E consiglia Stringara, seconda guida tecnica della stagione, a ripartirsene per la Toscana: ottenendo, in cambio, un rifiuto. Il tecnico fa sapere che non si muoverà, puntando sul risveglio di una squadra incerta e mordida, incapace pure di fallire l'obiettivo del successo con la Carrarese: che pure condivideva e continua a condivere con Burzigotti e compagni l'ultimo vagone del girone A di terza serie. Pavone, il diesse che ha disegnato il progetto economicamente sostenibile per il club della sua stessa città, invece, si fa da parte. Per un paio di giorni soltanto, però: perchè la società, allontanando le indiscrezioni sulla sopraggiunta incompatibilità con il responsabile di mercato, respinge le dimissioni che avrebbero saputo di resa, di sconfitta. Che avrebbero definitivamente bocciato una programmazione creduta intelligente, ma ormai inadeguata per salvarsi. Almeno, con questi presupposti. Domenica lo attendevamo, il Barletta. Lo attendevano un po' tutti. L'illusione, però, si è spenta a due minuti dalla conclusione del match, recupero escluso. Anzi: due gol di vantaggio al minuto ottantacinque si sono scoperti insufficienti. Indeboliti sicuramente da un penalty concesso generosamente all'avversario. Ma anche cancellati da un atteggiamento, assicurano le cronache, presuntuoso e autolesionista. E che, soprattutto, non si coniuga con le esigenze di un collettivo attardato in campionato e mentalmente in difficoltà. Ma anche bisognoso, a questo punto, di essere sostenuto da nuovi investimenti: che il presidente Tatò pare aver garantito, oltre tutto. Rinnovando vecchi sacrifici che parte della piazza, probabilmente, ha dimenticato. E sconfessando pure certe intime convinzioni del recente passato: anche se, davanti al burrone, parare la caduta è un'operazione automatica.