giovedì 20 dicembre 2012

Il Brindisi frena il crollo verticale

Il Brindisi frena il crollo verticale. Servono, principalmente, quattro mosse: qualche nuovo tesseramento (il più importante è quello di Mino Tedesco, artigliere di affidabilità, ma anche un brindisino verace al servizio della squadra), la risoluzione del rapporto con i meno convinti o, comunque, con chi aveva perso un po' di motivazioni (pensiamo all'argentino Villa: anche se la sua partenza, tecnicamente, dispiace), il successo di pregio ottenuto domenica scorsa sul Matera (poca accademia, ma tanto cuore: e lo svantaggio viene ribaltato, per la felicità di una tifoseria nuovamente riaccostatasi al club e ai protagonisti del campo) e il pareggio, forse deludente (si poteva e doveva vincere), ma ugualmente interessante per morale ed autostima, nel recupero di ieri, a Potenza. All'improvviso, cioè, spunta un'altra classifica. Più sicura, più beneaugurante. Ed emergono energie (fisiche e nervose) nuove. Si profila, ecco, tutta un'altra situazione. Anche se la trasferta in Lucania si concretizza in un match affaticato dal campo pesante e da automatismi ancora non perfettamente lubrificati. Il Brindisi, quello sì, è più squadra dell'avversario, appena reinventato e ancora fragile per un campionato come quello appulocampano di serie D. La superiorità di Laboragine (al rientro dopo la squalifica lunga) e soci, però, si sfarina davanti ad un legno colpito pochi attimi prima del fischio finale, di fronte ad una rete annullata a Bartoccini e alla leggerezza palesata, troppe volte, sulla trequarti potentina. La seconda metà della prima frazione di gioco e l'intera ripresa, comunque, sono lì a certificare la predisposizione alla battaglia e la fame del gruppo: ritrovato, da questa angolazione. Forse anche, e il dettaglio non sembra affatto marginale, rinvigorito dal seppur doloroso e recente passaggio di consegne in panchina (Ciullo per Francioso). Quella panchina che, si vocifera, aveva lacerato l'intesa con parte dello spogliatoio. Il motivo migliore per resettare tutto o quasi. E ripartire.