venerdì 18 luglio 2008

Lettera aperta senza speranze

Gianni Pitta è persona di buon senso e dirigente intelligente. E, in questi giorni, ha diffuso una lettera aperta a beneficio di chi vuole e può intendere, che merita riflessioni attente. Qualche società, si dice, avrebbe avvicinato uno o più tesserati della squadra che il presidente dirige (il Lucera, campionato di Eccellenza), prospettando guadagni più che interessanti altrove. E Pitta, al di là del fastidio procurato, si è affrettato ad ammonire i suoi colleghi. Così, scrive, non si va avanti. Perchè il calcio, anche a questi livelli, rischia di entrare in un vortice assai periglioso, da cui non si esce più. Dove la rincorsa alle cifre folli finirà per inghiottire chi le pratica. Tutto vero. E condivisibile. Anche dal numero uno del Corato, Luciano Rutigliano, che si è immediatamente associato. Problema: anche questo è un prezzo da pagare al professionismo. Che, di fatto, esiste pure tra i dilettanti. E non da adesso. Sottolineare le distonie del sistema, ovvio, è sempre lecito e giusto. Ma, a questo punto, lamentarsi ci sembra sufficientemente inutile. Perchè, ormai, è tardi. E perchè il professionismo si è impadronito di queste categiorie da almeno vent'anni. Nessuno dica che non lo sapeva. E nessuno speri troppo che si possa tornare indietro.