sabato 5 luglio 2008

Taranto, trasloco inopportuno

Confessiamo: siamo un po' romantici. Calcisticamente, almeno. E crediamo nel calcio di sempre: e alle sue regole. Soprattutto a quelle non scritte. Siamo un po' tradizionali. Un po' retrò. Disturbo grave, di questi tempi. Ma ci piace mantenerci a distanza da certe logiche un po' affaristiche ed ecomomicamente corrette. L'ultima novità che gravita attorno all'universo sempre indefinibile del Taranto, pur non sconvolgendoci, non ci coinvolge. Intristendo alquanto, immaginiamo, la tifoseria: comprensibilmente. Il club jonico, da qualche tempo, non possiede più le chiavi degli uffici sociali (e, dunque, anche di rappresentanza) di via Umbria. E ha già materialmente traslocato. Il presidente Blasi, intanto, avrebbe accarezzato l'intenzione di trasferire la sede operativa a Manduria, all'interno della propria azienda. Risoluzione che arrecherebbe il vantaggio del risparmio dei costi di fitto, evidentemente. E che ufficializzerebbe nuovamente un certo rancore covato dal maggior azionista. La sede sociale, tuttavia, è la casa del club, così come lo stadio in cui opera la squadra. Non è un simbolo, ma è come se lo fosse, nell'immaginario collettivo. E, essenzialmente, è un punto di riferimento: per i tesserati e la gente che tifa. Diranno: è un problema di forma. Aggiungiamo: è anche un problema di sostanza. Che si amplierà, ad esempio, quando occorrerà sottoscrivere l'abbonamento. Anche se, tecnicamente, può essere acquistato in qualsiasi agenzia di servizi. Al di là di tutto, però, trasferire la casa del Taranto a Manduria non ci sembra un'idea brillantissima. Se non altro, perchè questa soluzione potrebbe contribuire a dilatare la distanza emotiva, già marcata, tra la città e Blasi. E perchè oggi il Taranto necessita di sicurezza, certezze. E non di nuove frizioni. Ci pensi, Blasi. O ci ripensi.