venerdì 26 giugno 2009

Gallipoli, giorni strani

Giorni strani. E strane sensazioni. Da Gallipoli transita l’incertezza: dapprima la città e Barba si accorgono che lo stadio Bianco è imprensentabile, in B. Poi, più tardi, il presidente scopre di essere un uomo solo al comando della nave traghettata dall’Eccellenza al calcio che conta. Solo come l’anno scorso. E come due anni addietro. O quattro. Ne prende coscienza in piena estate, in mezzo al vortice del mercato. Che per il Gallipoli, si sa, non è ancora partito. Primo, perché il motore del club non è si è ancora riavviato. Secondo, perché difetta anche un responabile tecnico con cui, eventualmente, confrontarsi. Anzi, come dodici mesi prima, Barba fa affiggere in città un manifesto. Chiedendo, in pratica, aiuto. Non capiamo, piuttosto, perché lo faccia solo oggi, quattro settimane dopo l’avenuta promozione, cioè la fine dell’ultimo torneo. Probabilmente, è così che occorre muoversi. E, probabilmente, qualcuno non offrirà troppo peso al gesto dell’imprenditore: del resto, il manifesto che anticipò la scorsa stagione confluì in un impegno ancora più robusto, da parte di Barba. Traducendosi in successo. La scaramanzia, fa però sapere il presidente, non c’entra, questa volta. Il problema è reale. E, allora, proprio non capiamo. Non la sostanza della questione, ma la scelta dei tempi.