sabato 20 giugno 2009

Contratti e dignità

«Non allenerò giocatori che non ho richiesto. Ho letto di un summit di mercato, non ne ero informato. Così non va. Nono­stante il mio grande entusia­smo, si rende necessario chiari­re alcune situazioni all'interno della società. E’ arrivato il momento di riflettere. Ho corso troppo, e forse da solo: ora mi fermo e valuto». Gigi De Canio si ribella, s’indigna. E minaccia di stracciare un contratto appena confezionato. Un contratto importante: per i quattro anni di d’impegno bilaterale e per la formula, che ha persino stuzzicato un paragone (scomodo) con Ferguson, manager del Manchester che vince. L’allenatore materano dovrebbe rappresentare il perno della nuova programmazione, il punto di riferimento del Lecce che sta rinascendo: invece, all’improvviso, si sente scavalcato. Sminuito. Cose che accadono, quando le società agiscono con il conforto dell’abitudine. Quella di decidere le strategie e di scegliere gli uomini, prima di trasferirli alle cure del tecnico. Cose che succedono, quando si progetta un cammino diverso. Ma solo in apparenza. E quando la dignità svaluta la durevolezza di un contratto.