giovedì 11 giugno 2009

Lecce, avanti con De Canio

L’opinione pubblica ed anche il Lecce avvertivano l’esigenza di non svalutare il tempo e di impiegare i giorni necessari – quelli giusti e niente di più – per deglutire la retrocessione e riavviare il motore. De Canio, coach che ha traghettato la squadra in B, eppure individuato come guida tecnica ideale per programmare un ciclo calcistico nuovo, necessitava invece di una riflessione più corposa. Immaginando, nel contempo (ma legittimamente) palcoscenici più gratificanti. Certe volte, però, ritrattare una decisione (via, verso soluzioni nuove) si può. Soprattutto se il rapporto di un allenatore con il club e con l’ambiente è solido. Se l’uomo (De Canio, appunto) è personaggio di spessore intellettuale comprovato. Se, malgrado l’epilogo amaro dell’ultimo campionato, il discorso già allacciato offre determinate garanzie di sviluppo. E se la società (cioè il Lecce) è un soggetto serio. E che, proprio per questo, appena sigillato il prolungamento dell’accordo, si è affrettata a spiegare la sua idea della serie B che verrà. Un’idea assai chiara: che scansa, da sùbito, incomprensioni future. Cioè: occorre ridimensinare i costi di gestione, perché i prossimi ricavi sono decisamente inferiori a quelli della A. Un’idea che potrà immediatamente pregiudicare un ritorno veloce nel torneo superiore, ma che fortificherebbe le fondamenta del progetto, affidato anche alla rivalorizzazione del settore giovanile. Forse vagamente dimenticato, ultimamente. Esattamente dai tempi in cui emigrò Corvino. Anzi, colpevolmente dimenticato. Soprattutto perché, in Salento, i risultati sono puntualmente arrivati: anche dal vivaio. Per il quale, però, bisognerà nuovamente investire. Ovvero, spendere. Un settore giovanile, del resto, non si crea così, per caso. O avventurosamente: ma questo, Semeraro, lo ricorderà