sabato 13 giugno 2009

Taranto, quale alternativa?

In fondo al tunnel degli equivoci, Luigi Blasi si scopre. Vuole lasciare il Taranto: a chi può o a chi vuole. Eclissarsi: in cambio di adeguata contropartita, sia chiaro. Cioè di una cifra sufficientemente sostanziosa, che sopravanza quella di acquisizione (dal tribunale, pochi anni addietro) e che, evidentemente, tiene conto delle operazioni di gestione necessarie per consentire la sopravvivenza sin qui e – certamente – degli impegni (o debiti, è lo stesso) contratti dal club negli ultimi tempi. Il presidente, dunque, non rilancia, come sussurrato in coda all’ultimo campionato. Ma si defila: come più volte annunciato. Non ci sorprendiamo. E neppure ci sorprenderemmo se, qualcosa, dovesse cambiare in tempi brevi. Malgrado lo stesso Basi abbia ufficializzato il proprio disimpegno, anche personalmente, al sindaco di Taranto. Riscuotendo, peraltro, l’approvazone della frangia più presente della tfoseria. Il problema, semmai, è un altro: garantire l’iscrizione al prossimo torneo. Occorre affrettarsi e c’è tempo sino al trenta giugno. E Blasi giura di non pensare alla possibilità di assolvere il compito. Lo faccia – dice – chi vuole interessarsi al futuro della società. Dimenticando che la disintegrazione del diritto a partecipare al nuovo campionato di terza serie aggredirebbe per primo il titolo sportivo, cioè un suo patrimonio. Il sospetto – fondato - è che l’imprenditore manduriano voglia esercitare pressioni sull’opinione pubblica e, innanzi tutto, sull’amminisrazione comunale, creditrice nei confronti della Taranto Sport (tre anni di fitto, settantamila euro). La gente che tifa, intanto, un’opinione se l’è costruita. E chi prevede un determinato epilogo (il Comune concede lo stadio senza pretendere nulla, Blasi completa le pratiche d’iscrizione, un altro anno di calcio più o meno anonimo è assicurato e poi chissà) non rischia eccessivamente. Non ci meraviglieremmo, proprio no. Respirando persino con sollievo: è questa, oggi, la migliore alternativa al nulla.