mercoledì 19 agosto 2009

La svolta epocale del Bari

E’ tutto a posto. Questa volta, il travaso societario è realtà. Sancito da un atto notarile. E chiude un’epoca. Trentadue anni dopo l’insediamento, la famiglia Matarrese abdica. Il Bari è nelle mani di un texano di portafoglio consolidato e ambizioni, Tim Barton. Cioè, il primo straniero a pilotare un club del campionato più importante d’Italia. Come dire: Puglia, palestra del futuro. Ma la notizia dietro la notizia è quella: la dinastia si fa da parte. Trentadue anni, poi, sono una vita. Infarcita di belle testimonianze calcistiche (gli anni della A, le promozioni nel torneo maggiore) e di anfratti ombrosi (la caduta in C, la dimessa partecipazione ad alcuni campionati di seconda serie, la lunga saga dei malintesi tra il vertice del club e la gente che tifa). Incidenti di percorso parzialmente appianati soltanto dalla recente e prestigiosa stagione, quella del ritorno tra i grandi del pallone nazionale. Dopo il quale – e solo dopo – Vincenzo Matarrese, il presidente degli ultimi venticinque anni, ha deciso di salutare. Non prima di aver restituito alla società la dignità di un tempo. Di aver riparato una situazione scomoda, anacronistica. Mal digerita dalla piazza. E, ne siamo sicuri, anche dallo stesso numero uno del Bari. Malgrado le apparenze e le accuse prolungatesi negli anni. Durante i quali Matarrese ha dovuto gestire le difficoltà legate alla quotidianità della propria professione (probabilmente, l’ostacolo più alto sulla strada della redenzione) e quelle – più mediatiche – della squadra e della società. Ecco, Matarrese lascia. E lo fa senza troppa convinzione, probabilmente. Senza allegria, sicuramente. Lascia nel momento in cui il Bari sta per riappropriarsi del suo alveo naturale, la serie A. Della sua storia. Lascia, sotto la pressione (vigorosa, si sussurra) della propria famiglia. E sotto quella di una proposta irrinunciabile: venticinque milioni di euro. Ma, soprattutto, si eclissi a tragitto di riconquista della serie A ormai concluso. Adesso, che l’impegno morale è finalmente saldato.