domenica 4 ottobre 2009

Gallipoli, la gente non risponde

Neanche il punto di penalizzazione frena psicologicamente il cammino del Gallipoli. Che non vince la resistenza dell’Empoli, formazione di caratura teoricamente superiore, e che però continua a praticare un calcio degno e a movimentare la classifica. Dopo aver –dettaglio non trascurabile – agguantato un altro punto nell’insidiosa trasferta di Padova, sette giorni prima. E, dunque, offrendosi una continuità che garantisce umore buono e prospettive migliori. Quanto basta per valorizzare l’impegno e il lavoro di Giannini e, prima ancora, quello del club. Quanto basta per rassodare il processo di inserimento del collettivo nel campionato, approcciato con infinite difficoltà e paure diffuse. Pur sapendo che i pareggi, da soli, non producono felicità. E che, un punto per volta, non garantisce impunità. Traducendo, presto o tardi (più presto che tardi), il Gallipoli non potrà rinunciare al succo prezioso dell’affermazione: perché il calcio è anche matematica. E la matematica non inganna, né ammette inganni. E perché nel calcio le parole migliori (e anche quelle più sincere) non bastano. E ogni giorno di pallone va speso nella ricerca di una conferma. O nell’inseguimento di un traguardo nuovo. Che la società e i protagonisti del campo dovranno necessariamente perseguire con l’aiuto della gente che tifa. Poca, pure contro l’Empoli. Il borderò parla di seicento paganti. Anche meno. Numeri che, siamo certi, staranno facendo riflettere patron D’Odorico, l’imprenditore che ha rilevato il titolo sportivo da Barba in coda ad un’estate affaticata e movimentata. Che, a questo punto, potrebbe persino chiedersi se l’operazione può considerarsi felice oppure no. Neanche due mesi dopo. Soprattutto perché i trenta chilometri che separano lo Jonio dalla stadio di Lecce, la casa temporanea di Mounard e soci, non sono una risposta. Né potranno mai diventarlo.