venerdì 2 ottobre 2009

Matarrese ritrova il Bari. Senza averlo mai ceduto

Tim Barton non soddisfa l’accordo preliminare già sancito e neppure il portafoglio di Matarrese. Il trenta settembre (ultimo giorno utile per rifinire un’intesa sbocciata, ma mai cementata) scivola via e la trattativa della cessione del pacchetto di maggioranza delle quote azionarie del Bari sfuma tra la delusione di chi aveva scommesso sull’americano rampante, i sospiri, il sollievo di quanti tifavano per una risoluzione definitiva in tempi stretti e il sospetto di essere stati ingannati. O fuorviati: dai protagonisti, dalle situazioni, dai frantendimenti e dalle esposizioni facili della varia umanità che ha circumnavigato il problema, cioè l’operazione. Matarrese è stato chiaro e continua ad esserlo: passato il trenta settembre, evapora qualsiasi discorso, qualunque intesa preliminare. E sia. Meglio così: non per la fetta più larga della tifoseria, magari. Ma per la squadra e la sua guida tecnica: che, nel tragitto delicato del primo campionato di serie A dopo il buio, necessita di chiarezze e di un punto di riferimento societario preciso. Per lo stesso Perinetti: che, innegabilmente, ha vissuto con difficoltà l’ultimo periodo, in bilico tra una società vicina al disimpegno ed un'altra ancora non formalizzata. Incontrando, perciò, controindicazioni di gestione non indifferenti. E, infine, meglio anche per Vincenzo Matarrese, quasi obbligato a disfarsi il club, ma mai davvero convinto dell’opportunità della cessione. Una scelta che, probabilmente, il presidente non avrebbe perdonato a se stesso. Né oggi, né in sèguito.