martedì 8 febbraio 2011

Andria e Taranto, pari intenso

Il lunedì sera si carica d’intensità. Perché l’intensità è la premessa (e la promessa) di un derby che cerca rispetto. Nel posticipo satellitare, l’Andria è quantità che spesso si disperde. E il Taranto è fatica, ma pure sacrificio. La gente di Papagni insegue la rapidità d’esecuzione: e, per mezz’ora, crede di potersi impossessare della partita. La squadra di Dionigi è in vigile attesa: spezza sistematicamente l’iniziativa avversaria e prova a ripartire. Il derby sa anche essere ruvido, come ogni derby che conta. Ad un certo punto, a primo tempo inoltrato, la manovra dell’Andria si allarga, accelera, si infiamma. Il pallone circola, ma gli jonici reggono. L’assetto difensivo ospite è convincente e anche là davanti si collabora alla salvaguardia del risultato (Rantier e Chiaretti, che dovrebbero assistere l’unica punta Girardi, lavorano alacremente anche in fase di ripiegamento). Certo: quando occorre sbarrare la strada altrui, va tutto bene. E, quando necessita ragionare e impostare, riaffiorano le reticenze. Però è anche vero che il Taranto, nella seconda parte di gara, alza il baricentro, allenta la tensione, si fa più propositivo. L’Andria, contestualmente, accusa un calo: anche fisico. La partita, cioè, si scopre dichiaratamente più aperta. Anche se, paradossalmente, è proprio adesso che Del Core e compagni collezionano le occasioni più interesanti. Senza scardinare, tuttavia, lo zero a zero che si trascina sino in fondo. Il pareggio, così, per la formazione di Papagni sembra un vestito un po’ attillato. Ma il Taranto che lievita alla distanza finisce per sciupare l’opportunità di vincere, con Di Deo, proprio nei minuti di recupero. Continuando a tallonare il suo format definitivo.