lunedì 14 febbraio 2011

E D'Addario bacchetta Dionigi

Il tempo passa. E il Taranto che crede di essere, reclamando una propria identità, ancora non è. Dionigi può dire quella che pensa o quello che gli può fare comodo. Cioè quello che vuole. Ma la sua squadra è ancora indefinita. Punto. Indefinita perchè vivacchia. Perchè si ammorbidisce, ritorna, si riassenta, si ritrova: sempre in bilico tra un calcio in evoluzione e un atteggiamento remissivo. Difficilmente detta il gioco. Più facile, invece, che reagisca alle aggressioni dell’avversario. Mettendeoci del tempo, peraltro: come a Cava, ieri (primo tempo pessimo, ripresa più presentabile). Novanta minuti sono sempre troppi: se il Taranto convince, è solo per un pezzo di gara. Come accade ogni settimana, da tempo. Tecnico e giocatori, magari, non lo ammettono: ma lo sanno. E cominciano a soffrire dei loro stessi difetti: che opinione pubblica e tifoseria non tralasciano affatto di sottolineare, puntualmente. La pressione, così, sale. E, con la pressione, un certo nervosismo: che si riversa in campo. Palpabilmente: anche attraverso un ormai discreto numero di cartellini rossi. Che non sono sempre e solo la conseguenza diretta di ingiustizie arbitrali, come Dionigi vorrebbe lasciar credere. Le parole di stizza del trainer sgorgano puntuali, dopo ogni match. Anche dopo quello pareggiato in casa della Cavese (espulso Sabatino, inutilmente colpevole). Cavese che, per la cronaca, va in vantaggio regolarmente (l’offside non c’è, l’allenatore si tranquillizzi). Però, l’effetto delle recriminazioni (esagerate: e non solo nell’ultimo caso specifico) con il tempo si diluisce. E le giustificazioni non convincono più tanto. L’ha capito anche il presidente D’Addario. La sua incursione sul sito ufficiale del Taranto è apprezzabile: la direzione di gara, fa sapere il numero uno del club, è inappuntabile. Di conseguenza, il problema è tutto della squadra. E di Dionigi, ovviamente. Seccamente smentito anche dal suo datore di lavoro. E, per la prima volta, indirettamente (ma pubblicamente) bacchettato. Ovvero, avvertito. Nessuna minaccia, almeno per il momento. Ma un consiglio (o più consigli): tra le righe, ovviamente.