mercoledì 2 febbraio 2011

Lecce, Chevanton resta. Per ora

Due punti persi sui titoli di coda. Dopo aver tremato dal dischetto (Rosati ferma un penalty di Budan). Il pareggio con il Cesena (uno a uno, in Salento) frena il Lecce, che spreca l’opportunità di scavalcare il Catania e di guadagnare altri metri, incorraggiando – oltre tutto – una concorrente diretta. E, nel contempo, riapre la porta a certi mugugni popolari, rafforzati da una prestazione in controtendenza (la formazione di De Canio compie un passo indietro, rispetto alle uscite precedenti, sotto il profilo dell’atteggiamento) e da una campagna di rafforzamento ritenuta avara. Incapace, cioè, di arricchire un organico che dovrà misurarsi, da qui in poi, con compagne di avventura (Catania, Parma, lo stesso Cesena, Bari) adesso più competitive. La mancata contrattualizzazione di un’altra punta, che la gente attendeva, costringe peraltro il club a ricucire il rapporto deteriorato con Chevanton, considerato sino all’ultimo minuto in lista di imbarco e, invece, confermato nell’elenco dei disponibili. Malgrado lo scarso feeling che lega l’uruguaiano al tecnico: ufficializzato con le recenti, piccate e inequivocabili dichiarazioni dei protagonisti. Anzi: la gestione di Chevanton, obbligato a rimanere per convenienza, più che per convinzione, rischia ora di costituire un problema in più. O, comunque, un elemento di disturbo nel ménage quotidiano. Sempre che non spunti, prima o poi, il meccanismo della rescissione del contratto, ipotesi che garantirebbe il soccorso. Ma non il patrimonio tecnico: in questo caso, cioè, De Canio dovrà farsi bastare quello che ha (De Michele e Corvia, più Ofere e Mesbah). Sperando in un rendimento complessivamente più affidabile. E nella compiacenza del fato: che gli infortuni si tengano lontani.