sabato 12 febbraio 2011

Il Bari da Ventura a Mutti

La gestazione dell’esonero di Ventura è più laboriosa del previsto. Ma l’ufficializzazione non si fa attendere troppo: tutto persino scontato, alla fine. E tutto ormai scritto. Per un allenatore che va, un altro che viene: Bortolo Mutti. Dopo, si dice, un rifiuto: quello di Beppe Papadopulo. Che, evidentemente, alla salvezza del Bari crede poco o nulla. Ci crede, invece, il nuovo coach: non solo per dovere o consuetudine, ma anche per fortificare l’investitura. Che è l’investitura di un tecnico serio e intelligente, ma pure fuori dal giro, da un po’ di tempo. Una delle condizioni necessarie (l’altra è la motivazione, la fame calcistica) per accollarsi il fastidio e per guadagnarsi l’ingaggio. Difficile sarebbe stato, del resto, convincere un nome più spendibile. Al di là delle qualità di Mutti: che, generalmente, ha lavorato bene ovunque sia approdato. Ma che, mediaticamente, fa oggettivamente meno del possibile per guadagnare visibilità. Il primo impatto dell’allenatore bergamasco, tuttavia, è coinciso con l’ultimo atto di Ventura, cioè la conferenza stampa di commiato. Che ha finito, sotto certi aspetti, per offuscarlo. O per annacquarlo. Il vecchio caudillo si è congedato con la signorilità che gli è stata unanimemente riconosciuta, sempre. Armandosi di emotività e, perchè no, di ironia. Esce dal palcoscenico con dignità e stile, Ventura. Aggrappandosi, ancora una volta, alla dialettica e alla franchezza: anche nel momento più buio. Giurando sulla certezza di tornare, prima o poi, alla guida del Bari: l’ultima dimostrazione di affetto nei confronti della piazza. Che, come accade molto spesso, esalta e scarica. Arrivederci, allora. Sarà per un’altra volta. Ventura è un personaggio autentico che ci mancherà. Chapeau.