martedì 15 febbraio 2011

Lecce, controsorpasso amaro

Il sorpasso (dall’uno a zero all’uno a due) apre l’orizzonte. Il controsorpasso (lo scontro diretto finisce tre a due per il Catania) strangola l’urlo e deprime il Lecce. Scavalcato, contemporaneamente, nel risultato e in classifica. De Canio la prende male. Malissimo. Inghiottendo a fatica le modalità di un match perso, di fatto, su due palle inattive. Soffrendo il travaglio psicologico di una sfida vissuta sulla lama del brivido. E incassando con dolore l’atteggiamento della direzione di gara. Il coach non spiega i motivi (facilmente intuibili, peraltro: l’espulsione di Giacomazzi a partita già chiusa e le ammonizioni pesanti a Jeda, Olivera e Gustavo), ma fa traspirare tutto il proprio malumore. Fuori del campo e anche dentro: due turni senza panchina, per squalifica, dicono tutto. In Sicilia, Munari e compagni (quarantasei marcature incassate sin qui) sciupano un’occasione irripetibile: ribaltare il risultato, aggrappandosi alla personalità e alle ripartenze, per poi convivere con i rimorsi è assolutamente frustrante. Il Lecce, cioè, per larghi tratti riesce a interpretare la gara con intelligenza e incisività, ma non a blindarla. Squagliandosi in dirittura d’arrivo. Un’altra volta. E sì: la sconfitta si abbatte nel quarto d’ora finale. Esattamente come domenica scorsa, in casa, di fronte al Palermo. Solo una coincidenza?