domenica 8 gennaio 2012

Bari, difetti di crescita

Ogni partita è una storia diversa. Non per il Bari, però. Non per il Bari testardamente ottuso, autolesionista per vocazione. La trasferta di Gubbio, quella dell'ultimo venerdì, è un'occasione (persa, appena creduta vinta) per scrollarsi qualche assillo e un po' di quesiti irrisolti e per rasserenare un ambiente oggettivamente (e ragionevolmente) abbastanza depresso: non solo per le questioni di campo, ma anche per gli sviluppi deludenti dell'affaire societario. Il doppio vantaggio maturato nella prima mezz'ora della seconda porzione di match (in gol, per due volte, Caputo: a proposito, è un'ottima novità) non serve tuttavia a congelare la vittoria, schiacciata dal peso di un penalty (causato dall'argentino Polenta, anche espulso) e dal due a due timbrato dagli umbri: tutto in cenoventi secondi. Un film già proiettato in altre sale, altre volte, seppur con particolari differenti: cioè, un ulteriore segnale di immaturità, come cerca di spiegare Torrente davanti ai microfoni. E anche un ennesimo segnale di debolezza psicologica: perchè il nuovo calo di tensione (errori individuali e inferiorità numerica a parte) non può essere incasellato nell'elenco dei casi fortuiti. Ma, piuttosto, in quello dei limiti congeniti di una squadra che, a metà del tragitto, non riesce a scoprirsi adulta.