mercoledì 4 gennaio 2012

Squadra e D'Addario: il peso della distanza

Contenzioso chiuso: per un po', almeno. Chi gioca percepisce un po' di contante, chi amministra si riappropria di un minimo di privacy, rasserena la piazza delusa e torna a blindare la sua credibilità di imprenditore robusto e solvente. Il Taranto riparte: un po' meno ammaccato, un po' più sereno. Sciopero rientrato: non appena si esaurirà la pausa di metà stagione, sarà (dovrebbe essere) solo calcio vero. E un campionato da continuare ad onorare. Anzi, di più: da inseguire. E ricordare a lungo. Perchè patron D'Addario è stato chiaro, anche nei giorni più cupi, anche in mezzo al vortice delle incertezze: la squadra di Dionigi deve puntare alla B. E in seconda serie finirà, di sicuro. Più di un augurio, più di una speranza. E più di un metodo mediaticamente efficace per controbattere agli scherzi della realtà: rilanciare, molto spesso, è la maniera migliore di sopravvivere alle tempeste. Certo, la questione ha segnato i protagonisti, l'ambiente tutto. Sollevando qualche rancore, partorendo molte inquietudini sin lì soffocate. E allargando il solco tra la proprietà e i dipendenti. Siamo curiosi, perciò, di capire sino a quanto la vicenda legata alla tardiva corresponsione degli stipendi possa aver alterato gli equilibri del Taranto. E, soprattutto, i rapporti interpersonali. Non è una faccenda da poco: la vivibilità di ogni giorno avvicina i risultati. E, senza di quella, i successi non sbocciano. Del resto, proprio D'Addario, nelle ore immediatamente successive alla minaccia di sciopero proclamata dalla squadra, ha affondato il coltello, assicurando che faticherà a dimenticare quel gesto e, probabilmente, anche i giorni caldi di dicembre. Non proprio una dichiarazione conciliante. Non proprio un intervento distensivo. Abbastanza per rendersi conto che più niente, da qui in poi, potrebbe essere come prima.