martedì 17 gennaio 2012

Brindisi, penultima occasione persa

Il Brindisi si scopre l'alleato migliore del Martina. Il punto guadagnato a Sarno dalla formazione di Maiuri (e, innanzi tutto, i due persi dai campani) aiutano i valditriani a conservare il primo podio, riaccendendo contemporaneamente qualche appetito in riva all'Adriatico. Alla fine, però, da quelle parti il rammarico sgomita e vince. Sempre in vantaggio (prima per due a zero, poi per tre a due), Galetti e soci sprecano l'occasione per rilanciarsi davvero: oltre tutto, nel turno di campionato teoricamente più ostico. Il coach (addirittura vicino all'esonero, in caso di sconfitta: alcune fonti confermano) non nasconde l'irritazione, nonostante la prestazione di prestigio, condita di coraggio e di rabbia. E parla più o meno apertamente di scarsa fiducia nelle proprie possibilità da parte di un gruppo che, nel corso della ripresa, offre l'impressione di sentirsi insicuro. Però, da un'altra angolazione, è la prima volta che la versione riveduta e corretta del Brindisi (in pratica quello della gestione Maiuri) offre un primo tempo irrorato di personalità e venato di iniziative. S'intravede, cioè, una certa lievitazione sotto il profilo temperamentale e, probabilmente, anche dal punto di vista tattico. Ovvio, poi, che questa squadra non possa permettersi nè pause, nè mezzi risultati: il ritardo in classifica non è un'opinione e le ambizioni rilanciate dalla campagna di rafforzamento non ammettono involuzioni. Il tempo, dunque, lavora alacremente contro, scorrendo veloce. Tanto da sottoporre al Brindisi un diktat semplice semplice: domenica (al Fanuzzi arriva l'altra capolista del girone, l'Ischia) si consuma l'ultima possibilità di reinserirsi nel discorso di vertice. Dentro o fuori, punto. Senza successo, non ci sarà appello: questo è palese. Nè basterà soltanto frenare il passo degli isolani. E neppure la partecipazione emotiva (e interessata) del Martina, il cui destino sembra transitare anche e soprattutto per i piedi e i muscoli di un collettivo lacerato da quella guerra societaria e intestina di metà stagione. Molto più seria e più duratura di quello che pensavamo. E molto più dannosa di quanto temevamo.