giovedì 6 settembre 2012

Derby interrotto, Trani e Taranto si ritroveranno

Il Trani ha un appetito nuovo. E, ora, guarda più in alto. L'ultimo torneo l'ha visto passare, tenendosi ai margini di qualsiasi battaglia. Nessun bagliore, nessuna sofferenza. Punto e a capo, allora. Ecco un altro allenatore (il pratico Pensabene, uno che mira sostanzialmente al risultato, in luogo di Dellisanti) e un organico rimodellato da una campagna di rafforzamento mirata su elementi che conoscono il torneo, quasi tutti di provenienza campana. Che ne hanno decretato il diritto a partecipare alla corsa per i migliori piazzamenti. Il Taranto, invece, risorge dalle sue stesse ceneri: l'apparato societario è totalmente reinventato. E Tommaso Napoli, tecnico arrivato dal Cosenza, ha dovuto assemblare in fretta una lista di giovani guidati dai più esperti Sarli, Cordua, Prosperi, Cosa e Noviello. Provando a dare alla squadra un'identità e un carattere in venti giorni di ritiro precampionato molto particolare (giocatori che vengono, altri che vanno: sono le regole di un cantiere appaltato in ritardo). Eppure il primo responso, una volta incrociati i tacchetti, spiazza tutti. Il Trani abborda il match premendo, ma si sfalda, denunciando limiti di assemblaggio. E, di contro, il Taranto appare più vivo, più fresco. Un rigore, trasformato da Cosa, sembra sorridere agli jonici, che mantengono sino ad una manciata di minuti dalla fine del match. Il direttore di gara, però, respira male da un po': ha già dovuto sospendere una volta il gioco e, alla seconda crisi, cede. Gara sospesa, a pochi minuti dalla conclusione. E grande (ancorchè giustificato) rammarico per il Taranto: che dovrà rigiocarsi la partita, ripartendo dallo zero a zero. E perdendo, in sostanza, un successo ormai virtualmente conquistato sul campo. Emerge, a questo punto, qualche concetto che va brevemente sviluppato. Il primo: sembra che capiti davvero tutto e il contrario di tutto, in riva ai due Mari. Da anni: al di là della categorie e dei timonieri. Ma il regolamento è quello e va accettato con leggerezza: il reclamo, formalizzato immediatamente dopo la sospensione, non serve. Il secondo: non è lecito sperare nell'istituzione del quarto uomo anche in serie D: con la presenza del quale sarebbe stato possibile arrivare regolarmente al novantesimo. Il terzo. non è che poi ci garbi parecchio, come accade in A oppure in B, che il gioco riprenda dal punto in cui si è fermato, ma in un'altra data. Il quarto: è vero, però, che ripetere l'incontro comporta - sia per la società che ospita la gara che, soprattutto, per quella che viaggia - ulteriori costi: in un momento storico come questo, è un problema serio. Il quinto: l'arbitro è l'arbitro, il collaboratore di linea è il collaboratore di linea. Sono figure, complementari, ma diverse. La norma sottolinea giustamente che uno non può surrogare l'altro. Infine, una domanda: ma, in determinate situazioni, che sono poi circostanze eccezionali, è proprio così difficile modificare il regolamento e inserire un provvedimento d'eccezione, quale la possibilità di lasciar concludere il gioco al primo guardalinee? Secondo noi, no. Basterebbe un briciolo di buona volontà. E una dose di buon senso.