martedì 18 settembre 2012

Foggia, dal derby un sorriso

Squadra edificata dal nulla e assemblata mentre il tempo scorre in fretta. Così come il Taranto, anche il Foggia ha deciso di accettare i rischi della serie D, autogovernandosi con la certezza di trovarsi, a lavori in corso. Preoccupandosi di partire, prima ancora di completarsi: confidando nel blasone che si porta appresso e che consiglia qualche svincolato di pubblica utilità ad accettare la proposta. Il cantere è ancora aperto: a torneo già inaugurato, qualcun altro è arrivato (l'ultimo è la punta Ferrante, scuola Torino), ma la campagna di rafforzamento non termina qui  Coach Padalino ha dettato la lista della spesa, specificando gli ingredienti. E mimetizzando, nel frattempo, i risulati insondabili ottenuti sin qui con parole bagnate di buon senso. Del resto, dopo tre giornate di campionato, tre responsi differenti non chiariscono, ma acuiscono la curiosità della gente che tifa. Prima uscita, in casa del Gladiator: pari ricco di gol (tre a tre), argomentazioni discrete e tanto buon umore. Esordio, cioè, niente male: nella tana di una formazione interessante che, di lì in poi, ha sempre vnto. Poi, sconfitta (due a tre) nello Zaccheria deserto davanti alla formazione più rodata dell'intera categoria, il Francavilla di Lazic: condita da una leggerezza difensiva e dall'ingenuità della gioventù chiamata a sostenere il progetto. Infine, nel derby di Taranto, vittoria di prestigio (due a uno) e sostanza, che anche sullo Jonio non si sono neppure permessi di discutere. Ovviamente, saranno il lavoro e l'affinamento di certe dinamiche a offrire lo spessore necessario per consolidare le ambizioni che nessuno, oggi, può ancora soppesare. Eppure, nel big match dello Iacovone, rispetto al Taranto il Foggia è sembrato meno dipendente dai suoi over e più collettivo. Ma anche meglio disposto dietro e più costruttivo dalla mediana in su, al di là dei due sigilli di Giglio. Soprattutto, però, è piaciuto il modo di coprire il campo, la predisposizione a graffiare e la personalità utilizzata nel gestire una gara delicata, oltre che affascinante. Appunti sparsi che il tecnico avrà annotato, in attesa di due match interni consecutivi. Da affrontare, è un auspicio, in uno stadio aperto al calore della folla. Questa, peraltro, è una battaglia nella battaglia: attraverso la quale passano i fili che collegheranno la rinascita del pallone a Foggia. Impossibile, senza un coinvolgimento popolare completo.