venerdì 21 maggio 2010

Il Taranto si guarda indietro e trova il futuro

Non andava bene, Capuano. Più che al presidente, a quanti gli sono attorno. Ma anche alla piazza, sostanzialmente. E non andavano bene neppure Roselli, Moriero e un’altra decina di nomi circolati dalla fine del campionato (anzi, anche prima) a ieri. La panchina del Taranto che verrà, ormai è deciso, va invece a Brucato, presentato ufficialmente in conferenza stampa con beneaugurante tempismo. Meglio: la panchina torna a Brucato, il secondo tecnico della stagione appena finita e defenestrato a gennaio con freddezza e un sms: non spedito, peraltro, all’interessato. Ma il calcio è un caleidoscopio ineusaribile di situazioni buffe. E, spesso, si guarda avanti, come se nulla fosse accaduto. Problema risolto, allora: con una decisione che, almeno, svilisce il vagare un po’ cieco alla ricerca della persona adatta. Nel mare delle offerte più disparate: che andavano dal difensivista camuffato al progressista dichiarato. Quasi a voler sottolineare l’indecisione di fondo. Ma tant’è. Capitolo chiuso, dunque. E si rassegni chi non gradiva e quanti continuano a non gradire il tecnico di Caltanissetta: cioè buona parte della tifoseria e anche degli operatori dell’informazione. Anche se poi diventa difficile comprendere certe parole di D’Addario («Capuano no, perché è inviso all’ambiente»): come se Brucato godessse del favore popolare. O di buona stampa. O di grande charme: scalfito da troppe situazioni emerse nel corso del torneo e, soprattutto, da quell’esonero insolito. Si riparte con Brucato, quindi (e con ambizioni da verificare prossimamente): un modo come un altro per ritrattare e ammettere un errore. Oppure una scelta di convenienza: non economica, come assicura il numero uno del club (il coach era tuttora vincolato dal vecchio contratto). Ma di convenienza empatica: perché Brucato, sin qui, si è rivelato l’allenatore più disposto a dialogare con la proprietà. Basterà? E per quanto?