venerdì 14 maggio 2010

Taranto, finale morbido. Guardando avanti

Due vittorie (con l’Andria, in casa, e quella superflua di Cosenza) negli ultimi centottanta minuti della regular season risvegliano il Taranto e trasportano la squadra di Passiatore a ridosso delle più titolate. Le statistiche, anzi, sembrano nascondere un mese abbondante di tensioni e timori. E, soprattutto, la minaccia dei playout sofferta alla vigilia del derby. Cose del calcio. Materia dove i conti si rischiano solo alla fine del percorso. Ma dove, però, i sapori degli ingredienti utilizzati si sentono sempre. La prima esperienza calcistica della famiglia D’Addario si stempera nel sollievo e ammara nella tranquillità, dopo essere passata attraverso un vortice di polemiche, stranezze e confusioni dei ruoli e una maldestra gestione delle situazioni. Che non nasce esclusivamente dall’ inesperienza, ma anche da una certa supponenza: puntualmente punita. Cioè, pagata. E si addolcisce anche la prima vera esperienza in panchina di Passiatore, uscito dal tunnel con sette punti in sette partite. E pronto a ricominciare: ma altrove. Con la consapevolezza di aver raccolto un’opportunità grande, senza approfittarne. Tutto il resto, è passato (con le sue crepe e le sue situazioni interpersonali da ricomporre: tra il presidente e parte della tifoseria, tra il patron e la stampa, tra D’Addario e l’opinione pubblica) e futuro (da decodificare). Il futuro, già: innanzi tutto, la proprietà non cederà. L’allarme e la minaccia di disimpegnarsi sembrano definitivamente svanite. E, magari, raddoppierà: cioè, riteneterà l’assalto alla B, che è il punto nodale che afflige la città da poco meno di vent’anni. Ma anche l’obiettivo di partenza del vertice del club: che, adesso, da questo punto di vista professa maggior riservatezza (le scottature, talvolta, servono). Fondamentale, come sempre, sarà tuttavia la strategia societaria. Che dovrà necessariamente edificarsi su criteri diversi: più puramente calcistici, cioè. E svincolati dalle logiche aziendali, che con il pallone possiedono pochi punti di contatto. L’esperienza dovrebbe aver formato, insegnato: lo auspichiamo. Anche in prospettiva immediata: quando occorrerà affidarsi ad una nuova conduzione tecnica della squadra. Sulla quale, in verità, circolano molte voci. Troppe voci. Che lasciano ipotizzare, all’interno dello staff che ruota attorno a D’Addario, posizioni distanti tra loro. E, dunque, ipoteticamente destabilizzanti. Quello dell’allenatore, del resto, non è affatto un capitolo secondario. E non potrà non influire nelle scelte di mercato e, di conseguenza, in quelle gestionali. Quindi, nell’economia della stagione che arriverà. Diventando, così, il primo passo verso la normalizzazione della questione calcistica sui due Mari. Ovvero, la prima grande conquista: purchè, è chiaro, cambino le prospettive, i metodi e le convinzioni.