giovedì 4 novembre 2010

Qualcosa che ci sfugge

Da una partenza brillante ad un presente molto grigio. Si chiama involuzione. Il Brindisi non si ritrova più. E neanche il lavoro di Rastelli, secondo coach della stagione, sembra saper rivitalizzare una squadra ormai insicura, zoppa, stranita, ferita. Spenta. Da un mese a questa parte, la squadra è in perfetta media da retrocessione. E la leadership del torneo di quarta serie, assaggiata nella prima fetta del cammino, è ormai un’eco lontana. Si è rotto qualcosa. O, più semplicemente, la realtà sta rapidamente bocciando un organico sopravvalutato con eccessiva fretta. Ma crediamo pure che, complessivamente, questo Brindisi abbia le caratteristiche per ribellarsi all’impasse e per ripartire. Sicuramente, però, c’è pure qualcos’altro che ci sfugge. Qualcosa che si agita nell’atmosfera. L’ambiente, nelle sue fondamenta, non è sereno. Al di là del deterioramento delle condizioni generali e della situazione di classifica. E al di là della rumorose contestazioni della tifoseria. Il Brindisi non è tranquillo, dentro di sé. E non riusciamo a percepire quanto possa influire la presenza, in organico, di oltre trenta tesserati. Molti dei quali non giocano. Vivendo ai margini del gruppo. E non da oggi. Né riusciamo a capire se, nel sottosuolo, esistano dei problemi di altra natura: inutile spiegare quali. Eppure, l’involuzione è chiara, evidente. Tanto da alleviare la posizione di Florimbj, esonerato alle prime difficoltà. Ma, evidentemente, solo parzialmente colpevole. A pensarci bene, anzi, qualcosa è cominciato a sfuggirci proprio a ridosso di quella risoluzione societaria. E ci sembra di comprendere che non sarà facile ritrovare la traccia giusta: anche perché il Brindisi continua ad essere un’entità un po’ nebulosa nel grande e incerto puzzle del calcio di serio C.