lunedì 8 novembre 2010

Taranto, depressione e cambio di panca

Non era certo finita qui. Evidentemente. Ma la veggenza non c’entra. Basta un po’ di esperienza, per captare certe cose. E conoscere l’ambiente e i personaggi che vi navigano. O, molto più semplicemente, le abitudini e le regole del pallone. Che eleggono molti eroi, mietendo pure tante vittime: le solite, generalmente. La questione non è affatto chiusa, scrivemmo meno di un mese fa, a commento dei primi dissidi sorti tra il presidente D’Addario e coach Brucato. Profezia facilissima: perchè il Taranto, immediatamente dopo il rovescio con il Foligno, esautora (nuovamente) il suo allenatore. Risoluzione che il tecnico (e con lui, ovviamente, la squadra) un po’ si cerca. Disegnando una squadra un po’ svogliata, che non reagisce affatto a un paio di schiaffi recenti (il pari allo Iacovone contro il Barletta e la sconfitta di misura a Nocera). Peggiorando, anzi, la sua prestazione sul campo: che, tra l’altro, non può trascinare l’attenuante delle squalifiche in serie, forse la motivazione più incidente nelle disavventure precedenti. Di fronte agli umbri, Innocenti e soci non esibiscono nè idee convincenti, nè carattere. E, se a fine match Migliaccio dichiara pubblicamente di essersi vergognato, qualcosa significherà pure. Il Taranto, tuttora saldamente agganciato al carro dei playoff (va detto anche questo), è in pieno processo evolutivo: slegato, bruciato dall’avversario sul piano della corsa e infilzato. Tatticamente più incerto. E nemmeno confortato dal pareggio temporaneo. Risultato: depressione acuta e pericolo di tagli nell’organico. E, fortemente invocato dalla tifoseria, cambio di panchina. Dove è pronto a sedersi Davide Dionigi (al momento, la nomina non è ufficiale, ma lo diventerà), ex artigliere – anche sui due Mari - e trainer alla prima esperienza in assoluto. Quindi da scoprire, sotto ogni angolazione. Ovvero, una scommessa. In un momento storico, in una situazione contingente e, innanzi tutto, in una piazza che consiglierebbero invece di puntare sull’esperienza di un condottiero più navigato. Al di là delle qualità che il nuovo allenatore potrà e vorrà dimostrare, la soluzione non sembra oggi la più intrigante. Detto francamente.