martedì 25 ottobre 2011

Davide Dionigi e la pressione

Una sconfitta, sull'erba di casa, di fronte alla Ternana. Un pareggio, nella trasferta di Vercelli, senza molta allegria, ma buono per riappacificarsi con il risultato. E una vittoria, allo Iacovone, proprio domenica, sul più sparagnino Monza: vagamente sofferta nelle modalità, ancorchè tenacemente inseguita e raggiunta in prossimità dei titoli di coda. Complessivamente più che legittima, ma non eccessivamente brillante, comunque utilissima per mantenere il passo della Ternana, leader con tre punti in più (ventidue contro diciannove). Le ultime tre uscite del Taranto sono più o meno discretamente distanti, per qualità ed intensità di gioco, dalle esibizioni di settembre. Lo stop nel confronto diretto con gli umbri sembra aver interrotto (o depotenziato) il feeling tra la formazione di Dionigi e il campionato: da allora, qualcosa è cambiato. E il passo si è affaticato. Il collettivo ha smarrito un po' della propria sicurezza, delle proprie certezze. Ritrovando, peraltro, qualche slancio di rabbia proprio contro i brianzoli. Al di là del turn over robusto a cui il trainer emiliano ha più volte costretto l'elenco dei disponibili e che qualche osservatore ha indicato come causa fondamentale dei primi disagi. Il Taranto, nel tempo, sembra persino aver smemorizzato qualche automatismo, qualche punto di riferimento. Rallentando sulle corsie laterali, dove cioè la manovra ha saputo spesso fortificarsi, in altre circostanze. Disperdendo il lavoro prodotto in prima linea, dove un calo di lucidità non è mai una controindicazione banale. E pagando, si dice, pure l'assenza, in panchina, dello squalificato Dionigi: rientrato al proprio posto giusto per salutare il ritorno al successo. Il tecnico stesso, tuttavia, è consapevole di una verità. Anzi, di due. La prima: la terza serie, più di altri campionati, non è un torneo di realtà assolute. E di squadre dotate di antidoti efficaci contro la discontinuità. Ovvero, l'appiattimento dei valori non è solo pura letteratura. La seconda: questo Taranto vive nel mezzo di sogni proibiti e di attese ventennali, quindi nel vortice di una pressione che, giorno dopo giorno, si appesantisce. E la pressione, sui due Mari più di altrove, rischia di nuocere gravemente. Appena consumato il match con il Monza, del resto, Dionigi ha rivendicato il diritto di giocarsi il campionato senza dover necessariamente mirare alla leadership del girone. Preferendo inseguire l'obiettivo del miglioramento del precedente piazzamento: che, tradotto, significa promozione attraverso i playoff, fatali nel maggio scorso. La dichiarazione, evidentemente ponderata nel corso di una settimana un po' così, arriva dopo una vittoria: ed è la cosa più saggia che il caudillo di Reggio potesse dire.