martedì 4 ottobre 2011

Lecce, un film già visto

E' un film già visto: il Lecce cede troppo presto e non recupera. Affondando prima del tempo, cioè dopo mezz'ora. Il Salento fa felice anche il Cagliari e, adesso, il terz'ultimo posto (tre punti, due gradini sopra Cesena e Bologna) comincia a disturbare una squadra che giostra senza grinta e poco disposta ad aggredire (parole di Mesbah e anche del coach), erroneamente ritenuta competitiva per centrare l'obiettivo minimo di partenza, ma - tecnicamente e caratterialmente - ancora inaffidabile in una competizione che non ammette debolezze congenite. Di Francesco, intanto, riesce a salvare la panchina, almeno per il momento, e si pregia di poter approfittare della sosta: intermezzo utile per lavorare e per studiare le soluzioni idonee a correggere il passo. Che, così com'è, conduce alla retrocessione: senza dubbio alcuno. Ma una verità amara, tra le tante, è che il Lecce parte quasi sempre con l'handicap del gol subito a match appena aperto, nonostante i frequenti rimescolamenti tattici pensati per la fase difensiva. E' accaduto quasi sempre: e, quando non è accaduto, è arrivata la vittoria (a Bologna). Handicap da combattere con la paura di non farcela, con l'assillo di non essere all'altezza del compito, con il sospetto di non possedere gli argomenti giusti per rimediare. Con l'aggravante di coltivare gli stessi errori, all'interno della stessa partita: è il caso di domenica, ma non solo di domenica. Il gap, allora, diventa un fosso troppo profondo per un collettivo che non sa risalirlo e dal quale il tecnico (se non altro, davanti ai microfoni.) comincia a prendere le distanze.