venerdì 23 aprile 2010

E Rossi paga il campo

Iodice, il direttore generale schiacciato dai problemi altrui, è andato: troppo evidente il dissesto del Gallipoli. Troppo angusto lo spazio creatosi tra i debiti e le restrizioni giudiziarie (ricordiamolo: le quote azionarie del club sono bloccate dala magistratura in coda all’azione legale promossa dall’ex patron Barba). E improbabile, sembra di capire, è il margine di movimento ipotizzabile da qui in poi: la poltrona si lascia a determinate condizioni, mai prima. Anche il presidente D’Odorico è andato: non ancora ufficialmente, ma materialmente. Ed emotivamente parlando. Anche lui scacciato da condizioni pasanti e dalla scarsa trasparenza utilizzata, sin dall’inizio della sua avventura sullo Jonio. E lo stesso Barba, invece, ribadisce che non tornerà: soprattutto adesso, nel momento in cui il deferimento federale (i contratti di sponsorizzazione della passata stagione non sono a norma: è questo, in sostanza, il problema) sembra aver sporcato una fetta del suo bagaglio di allori. Il fallimento, dunque, è dietro alla curva. E si avvicina inesorabile. Tanto da devitalizzare l’angoscia di un classifica sempre peggiore e da liofilizzare la paura di una retrocessione annunciata dalla fuga di Giannini, padre del progetto tecnico. Il fallimento si percepisce, si sente: nelle pieghe di ogni giorno, nel ménage quotidiano. Dall’assenza assoluta di liquidità. E di chi dovrebbe ottemperare. Situazione grave, ben al di là degli stipendi. Che non sono arrivati e che, assai probabilmente, non arriveranno. Il tarlo, piuttosto, ha intaccato le fondamenta del sistema-Gallipoli. Che, per allenarsi su un campo in erba, deve sfruttare strutture private. A pagamento: cash. Succede, così, che Ezio Rossi, il secondo nocchiero della stagione, ci metta del proprio, per poter consentire alla squadra la seduta infrasettimanale abbinata al relax fuori ordinanza. Tacitando il conto di propria iniziativa. Esatto, intervenendo di persona: in assenza della società, appunto. Del resto, è quasi sempre così, anche nella vita: paga chi arriva nel momento sbagliato, per tutti. E Rossi, a Gallipoli, è arrivato nelle ore peggiori. Se n’è già accorto: troppo tardi, però.