martedì 13 aprile 2010

Nardò, anche il campionato

Prima la Coppa. E, infine, il campionato. La doppia soddisfazione del Nardò, riemerso dalle sabbie mobili dell’Eccellenza cinque anni dopo esserci caduto, è la sintesi di una superiorità tecnica insindacabile e limpida. Che neppure due espressioni di qualità come il Molfetta (in entrambe le competizioni) e Trani (solo nel torneo principale) sono riusciti a limitare. La serie D è, così, la destinazione più logica per una squadra, quella di Alessandro Longo, che è un incrocio tra solidità, esperienza, carattere e buon palleggio. Squadra dall’anima sudamericana, il Nardò. Un’anima assolutamente decisiva. Perché i suoi argentini, alla fine, dettano la classifica finale: per la perizia in fase di non possesso (Calabuig su tutti), per l’intuito speso in fase di costruzione (Parlacino, Montaldi, Irace) e per la prolificità realizzativa (Di Rito). Quello che serve per partire bene e arrivare bene: sì, perché il Nardò è la formazione più regolare del torneo. Che conduce praticamente dall’inizio alla fine. Mostrando, ovviamente, gli under più attrezzati (pensiamo a Turitto, ma non solo a lui). Particolare che, tra i Dilettanti, continua a essere esiziale. Perché il punto è questo: è decisivo anche scegliere i più giovani. E non farsi scegliere. O lasciarsi travolgere dall’urgenza di completare l’organico.