martedì 27 aprile 2010

Taranto, caduta libera

Francesco Passiatore, bontà sua, non argomenta più di un Taranto lucido e saldo. Né dribbla più le critiche con parole stereotipate o con frasi di dubbia utilità. No, adesso il coach ammette di non riconoscersi nella squadra: quella che perde anche a Verona, finendo con il farsi assorbire del magma della zona playout. Dove, adesso, il club e i protagonisti del campo si ritrovano a dover fronteggiare pericoli sin qui sconosciuti. E, proprio per questo, particolarmente infidi. La classifica si è definitivamente abbruttita: oggi, Bremec e soci sarebbero obbligati a disputare gli spareggi per la permanenza, guadagnati con imperizia nelle ultime cinque giornate. Quelle che hanno inseguito l’ultimo cambio di panchina, per intenderci. Quelle che schiaffeggiano l’esperienza del quarto trainer stagionale: probabilmente, troppo acerbo per galleggiare in un momento storico appuntito e al fianco di un vertice societario ingombrante. E, forse, ancora impreparato a correggere i difetti emersi in corsa di un gruppo che sembra non credere né al suo condottiero, né a se stesso. Al di là delle scelte tecniche degli ultimi tempi: che, sicuramente, procedono in direzione contraria al buon senso. Utile, in determinate occasioni, a sorreggere il passo degli indecisi. Intanto, detto per inciso, le avversarie dirette (Andria, Foggia, Marcianise, Lanciano, la stessa Cavese, Pescina, Giulianova) sono preparate alla lotta da mesi di sofferenza, il Taranto (così come il Ravenna) no. E sul campo si vede: il sacro furore, del resto, non si compra e non si inventa. Così come la tranquillità perduta un tempo e mai davvero ritrovata: quella tranquillità di cui il Taranto si è privato sull’onda della presunzione, quando ancora il torneo poteva essere domato. Con umiltà, magari. I playout, ora, spaventano: e non poco. Si avverte, anzi, un’atmosfera un po’ strana. Di vaga rassegnazione: in certi ambienti della tifoseria, per esempio. E non è un dato da poco. Che si sposa con le asperità del calendario, che sottopone proprio domenica il derby con l’Andria, ultimamente battagliero e prolifico. Lo scontro diretto, a centottanta minuti dalla conclusione della regular season, dirà abbastanza e, probabilmente, anche qualcosa di più: però, il Taranto di questi tempi sembra una squadra intimorita, dimessa e povera. Cioè, mentalmente lontana dal problema. E anche travolta dal nervosismo che le serpeggia attorno (le intimidazioni tristi subite da Passiatore fanno male e non aiutano). Non è un dettaglio, ma un fatto che può pesare. Parecchio.