venerdì 9 aprile 2010

Foggia, un punto invece di tre

Sedotto. E poi confuso. Sedotto da tre punti, senza il dovere di giocarseli. E confuso dalla retromarcia comica della giustizia sportiva. Il Foggia, alla fine, deve incrociare il Potenza, estromesso e poi reintegrato nel torneo di terza serie. E quei tre punti diventano uno: anche se l’avversario, ormai retrocesso dal secondo grado della magistratura calcistica, non avrebbe nulla da chiedere al suo campionato. Ma solo urlare la propria rabbia e il proprio dolore. Un pareggio, invece del successo a tavolino: un bel guaio, considerando la classifica. Che non cambia affatto: la gente di Ugolotti è sempre lì, a scontrarsi con il vento della recessione. Comportamentale, ancor prima che tecnica. Francavilla, direttore generale con i gradi dell’amministratore delegato, a fine match (uno a uno: vantaggio sprecato a nove minuti dalla fine e ossigeno svanito) sottolinea l’evoluzione dell’indigeribile vicenda giudiziaria del club lucano e accusa le istituzioni: il Foggia, dice, si sente defraudato. Oltrevarcando, probabilmente, il problema reale: la squadra continua a non reagire alle sollecitazioni del campo. A non affrontare i novanta minuti con l’intensità e la densità che la sua situazione pretende. A genuflettersi alle difficoltà di ogni match. Sedotto e confuso, certo. Ma anche molle e arrendevole, molto spesso. Cioè, il Foggia di sempre. Quello di Pecchia e di Porta. E quello di Ugolotti. Non è cambiato niente: e, di questo, il Potenza e la giustizia sportiva non hanno colpa.