martedì 21 dicembre 2010

Dal successo alla sconfitta, in trenta secondi

Il pallone scorre verso la vittoria. Eppure, davanti alla porta, sbuca un difensore ad ammanettare gli abbracci. L’azione prosegue e la partita si sta consumando: un uruguaiano prolifico riceve palla, fluttua, si libera e tira. Cavani trova la porta, il Lecce la sconfitta. L’ennesima. Dopo aver accarezzato il successo. Ma, a Napoli, emerge una squadra diversa. Finalmente reattiva, intraprendente il giusto, viva: lontano da casa, probabilmente, non era mai successo, in questo campionato. La classifica non si muove, ma si agita una speranza in più. Perché, evidentemente, la squadra sembra aver capito che non si può rinunciare alla lotta strenua, aprioristicamente. Perché anche e soprattutto la cultura del pressing e del sacrificio possono accompagnare la gente di De Canio all’obiettivo dichiarato. Salvarsi, da domenica, è ancora più dura: ma il Lecce – almeno per una volta – si scrolla quel fatalismo che, troppo spesso, l’aveva avvolto, ostacolandolo. Prima di andare in vacanza, questo è un dettaglio che aiuterà a non deprimersi. E poi ci piace pensare che la novità sia figlia legittima di un percorso di lavoro, tattico e psicologico, voluto espressamente dal tecnico. Un percorso di lavoro che dovrà necessariamente condurre alla maturazione definitiva di un gruppo ancora troppo discontinuo, per ottenere credibilità. E che, ovviamente, il divorzio (sfiorato) tra la società e l’allenatore avrebbe seriamente minacciato. Magari, adesso, nessuno fa più caso a quello che appare come un dato di fatto: eppure, è giusto ricordarlo. E sottolinearlo.