mercoledì 15 dicembre 2010

L'Andria e la discontinuità che preoccupa

L’Andria non abbaglia per continuità. Ad un risultato sereno segue, irrimediabilmente, una caduta preoccupante. Anche più di una, se è per questo. Onestamente, il fatto un po’ ci sorprende. Papagni, del resto, è un tecnico sufficientemente esperto che, di solito, ottiene dalle sue squadre il necessario e anche di più. E, poi, la caratura tecnica dell’organico non è poi così deficitaria come la classifica zoppicante lascerebbe pensare: anche se la squadra è stata edificata con un solo obiettivo: la salvezza, senza passare per i playout. Due concetti che, magari con parole diverse, spendemmo esattamente l’anno scorso, nel mezzo di un altro campionato. Che rischia di diventare sempre più somigliante a quello attuale. E, ovviamente, sorprende pure questo particolare. Dopo il tre a zero di Cava, ecco le cative notizie che arrivano dal terreno di casa. Dove la Ternana, avversario in dichiarata difficoltà dall’avvio della stagione, arriva, comanda e se ne va felice. Non basta neppure appellarsi alle assenze: c’è qualcosa che non va, dichiaratamente. In mezzo al campo, l’Andria concede tutto, si piega. Gli umbri fanno di più e giostrano meglio: niente da recriminare. Del Core non può inventarsi nulla. E una ripresa più decente non riesce ad annullare i danni del primo tempo. Tempi difficili, allora. Acuiti dalla crisi societaria, che non si sgonfia. La fuga del presidente Canonico, anzi, rischia di ingolfare il resto del campionato. Obbligando Papagni a dover affrontare il girone di ritorno (e i venti di contestazione) con le stesse forze adoperate sin qui. E il diesse Di Bari a rapportarsi con un budget sempre più asciutto. Cioè ancora meno rassicurante di quello estivo: con il quale, obiettivamente, è stato realizzato quello che si poteva. Ricordarsene, magari, aiuterà a disciplinare qualche giudizio caduto nel vortice della foga.